Paola Mazzola (Lina, la mondina di Opera)

scansione0020Paola Mazzola, meglio conosciuta come Lina, nasce a Pompiano (Brescia) il 6 novembre del 1923. Dal 1937 al 1964 la sua vita lavorativa si svolge ai bordi della risaia.  Papà è irrigatore e la mamma con tutti i figlioli lavorano la terra, quella degli altri.  Dopo il periodo della monda, altri sono gli impegni per la giovane contadina: la semina, la raccolta del fieno, degli ortaggi, la cura degli animali domestici come galline, anatre e maiali. E ‘ il taglio e la raccolta del fieno il compito principale che si svolge da maggio (maggengo) a ottobre (quartirolo). E. ovviamente, non manca la monda. In ventisette anni di vita di risaia Lina entra in contatto con centinaia di giovani mondine che lavorano assieme a lei nella risaia del suo padrone, mondine provenienti da diverse zone della Lombardia e ciascuna con un proprio bagaglio culturale. Ma non basta. Nel periodo della monda, a sera, si intrecciano sull’aia canti, balli e cantastorie che raccontano fatti tristi o lieti avvenuti, ovviamente, in paesi lontani. Lavora per due anni a San Martino Siccomario, tre a Siziano, nove a Cilavegna e poi altri dopo il matrimonio. Lina ha per dote una grande memoria e tutte le canzoni che ha imparato, siano esse di risaia o di cantastorie, le ricorda tutte, perfettamente.

Tra il 2008 e 2009 Claudio Piccoli e Tiziana Oppizzi l’hanno registrata diverse volte e tutte le volte Lina ricominciava le strofe mancanti dove si era fermata la volta precedente. Così ha regalato ben 40 canti (testi e musica) che ormai erano andati quasi persi.

Dopo la stesura dei testi e la verifica d’obbligo ( cioè registrare le stesse canzoni a distanza di qualche mese, si è proceduto alla trascrizione musicale di ciascuna canzone  mentre Tiziana e Claudio preparavano un Dvd  (Dai Cantastorie alla Risaia) che veniva poi proiettato il 22 novembre del 2009.

Ma la vena di Lina non si è esaurita qui. Tutta la sua cultura e la sua conoscenza non si ferma solo ai canti di risaia e dei cantastorie, ma va oltre fino ad abbracciare quel misterioso e mai approfondito mondo della così detta “medicina popolare”.

   
 Il 27 aprile 2011
     Paolina ci ha lasciati. 
     Era l’ultima mondina di Opera 
     Ci ha insegnato tante cose,
     come cantare,
     che cosa cantare
     e   soprattutto  
     capire e rispettare
     il mondo e la  cultura
     contadina.

    

Grazie, Paolina, 

     grazie per sempre!

 

 Una parte del suo repertorio

L’ho conosciuta nel 1986 e faceva parte del gruppo delle Mondine di Opera.

Avevo da subito capito che il repertorio di Paolina non era tutto di risaia, ma la sua formidabile memoria le faceva ricordare non solo i testi dei cantastorie che sostavano in ogni risaia per cantare le loro ballate e ovviamente per vendere i fogli volanti, ma addirittura anche la loro fisionomia, le caratteristiche vocali e strumentali.

Tiziana Oppizzi e Claudio Piccoli, da me indirizzati, hanno raccolto, registrato, filmato in quasi due anni, tutto lo scibile di risaia e di cantastorie che Paolina aveva in tanti anni conservato e memorizzato. Chi pensa che ad 85 anni la memoria di una persona può avere delle lacune, non ha conosciuto Paola Mazzola. E così i due esperti ricercatori sono riusciti a raccogliere la maggior parte del repertorio di Paolina, repertorio misto, di risaia e di cantastorie.

Compito di un ricercatore è poi quello di verificare se l’informatrice è credibile o meno. Lo si fa semplicemente ritornando dopo qualche tempo per farsi ripetere i canti e le storie raccontate e registrate, magari mesi prima. Ma non basta. Occorre consultare il materiale cartaceo e sonoro che altri ricercatori hanno reperito e pubblicato in passato. Tiziana e Claudio, per la loro parte, in quanto ricercatori di repertorio di cantastorie, hanno certificato che  le ballate erano vere e che i cantastorie che Paolina aveva così precisamente descritto avevano anche un nome .

Da parte mia già conoscevo molti canti di risaia, ma quelli che mi mancavano ( e c’è una ragione che poi dirò) li ho trovati, quasi tutti, in un volume pubblicato dalla Comunità della Valle dei Cavalieri per opera di Marcello Conati dal titolo “Canti popolari della Val d’Enza e della Val di Cedra, edito dalla Palatina Editrice e finito di stampare nel 1976.

In questa zona, al di là del Po,  Paolina non ha mai lavorato, però diverse mondine si spostavano da quella zona verso il pavese e riportavano canti della loro cultura mentre i cantastorie, provenienti per la maggior parte da reggiano, dal mantovano e dal parmense, completavano l’opera di divulgazione e di trasmissione del loro vasto repertorio. Questo è stato possibile per Paolina in quanto la sua vita di mondina era stanziale, viveva già sulla risaia ed anno dopo anno conosceva nuove compagne che cantavano arie nuove o vecchie arie con testi diversi. Ecco perchè durante le prove con le Mondine di Opera Paolina precisava che quella strofa  le pavesi la cantavano in un modo, le  emiliane in un altro e poi anche le piemontesi ecc, ecc,

Questi che si pubblicano sono solo i testi. Gli spartiti e le registrazioni sono nell’archivio di Claudio Piccoli e Tiziana Oppizzi.

Ezio Cuppone

 

29 novembre di sera
 
Ventinove novembre di sera
ella bussa alla porta fatale,
ad aprire le vien la rivale
con in braccio il bambin più piccin.
Si scatena la lotta mortale,
con la sbarra la belva infuriata
prima ammazza la sventurata
e poi tre innocenti bambin.
Non appena scoperta la strage
di lei subito ognuno sospetta,
agli interrogatori alla stretta
quell’infame finisce a svelar.
Chi calmar può lo strazio tremendo
della mamma e del padre ottantenne
che fin dalla Sicilia qui venne
i suoi cari compianti a veder.
Il marito avrà eterno rimorso
per la strage che fu provocata.
Certamente sarebbe evitata
se le donne altrui trascurò.
Certamente sarebbe evitata
se le donne altrui trascurò.
 
A mezzanotte in punto
 A mezzanotte in punto, la bella la si risveglia.
La bella la si risveglia col fazzoletto in man
e lesta, lesta, lesta va in cerca del suo papà.
“Papà mio car papà, mi hai fatto un grande intorto!
Papà mio car papà, mi hai fatto un grande intorto.
Mi hai fatto un grande intorto, un grande intorto sì.
Farmi sposar quel vecchio che dorme la notte e il dì.
Mi hai fatto un grande intorto, un grande intorto sì.
Farmi sposar quel vecchio che dorme la notte e il dì”.
“ Oh figlia, la mia figlia, bisogna aver pazienza.
Oh figlia la mia figlia, bisogna aver pazienza.
Bisogna aver pazienza che il vecchio morirà
e tu sarai padrona di tutta l’eredità.
Bisogna aver pazienza che il vecchio morirà
e tu sarai padrona di tutta l’eredità”.
“Papà mio car papà, cos’è ne faccio di tanta roba.
Papà mio car papà, cos’è ne faccio di tanta roba.
Cos’è ne faccio di tanta roba, di tanta eredità.
Son giovane e son bella e voglio la libertà.
Cos’è ne faccio di tanta roba, di tanta eredità.
Son giovane e son bella e voglio la libertà”.
 
Adre’ a la riva del mare
 
Adrè a la riva del mare
là c’è una fontanella
c’è l’acqua fresca e bella,
c’è l’acqua fresca e bella.
Adrè a la riva del mare
là c’è una fontanella
c’è l’acqua fresca e bella che mi rinfresca il cuor
E mi rinfresca il cuore
e poi anche la vita
o mamma son tradita,
o mamma son tradita.
La mi rinfresca il cuore
e poi anche la vita
oi mamma son tradita
tradita nell’amor.
Tradita nell’amore,
tradita negli amanti.
Ne ho già ingannati tanti,
ne ho già ingannati tanti.
Tradita nell’amore,
tradita negli amanti .
Ne ho già ingannati tanti.
Ingannerò anche te!
Ho già ingannato il primo
e poi anche il secondo
e il terzo l’è un bel biondo
e il terzo l’è un bel biondo.
Ho già ingannato il primo
e poi anche il secondo
e il terzo l’è un bel biondo.
Quello lo sposerò.
 
Affacciati al balcone
 
Affacciati al balcone o bel visino ridente,
fai innamorare la gente
fai innamorare la gente.
Affacciati al balcone o bel visino ridente
fai innamorare la gente
la gente del paes.
A mezzanotte in punto ti fo’ la serenata,
preparati svegliata
preparati svegliata.
A mezzanotte in punto ti fo’ la serenata
preparati svegliata
che parleremo d’amor.
Noi parlerem d’amore e parleremo dei baci,
oh bella tu mi piaci,
oh bella tu mi piaci.
Noi parlerem d’amore e parleremo dei baci
oh bella tu mi piaci
e lasciati baciar.
Oh bella tu mi piaci
e lasciati baciar.
 
Bartali e’ un gran scalatore
 
Bartali è un gran scalatore,
lo dice ogni corridore.
E’ il re della montagna, di questo nessuno s’inganna.
Perfino il suo rivale, lo dice il giornale, è proprio così..
Applauditelo tutti
è un’aquila romana,
con la sua bicicletta
vola sulla montagna.
Se ti attacchi alla ruota
subito ti dà una botta,
ti ride sulla faccia,
ti pianta e se ne va.
Arriva sui Pirenei,
uno gli dice “Chi sei?”
Le fanno uno scherzo crudele
solo per farlo cadere.
Poi sulle Alpi ancora
le tolgon mezz’ora
perchè è un gran campion.
Applauditelo tutti
è un’aquila romana,
con la sua bicicletta
vola sulla montagna.
Se ti attacchi alla ruota
subito ti dà una botta,
ti ride sulla faccia,
ti pianta e se ne va.
 
Cara Adele
 
Cara Adele ti lascio nel pianto
per i confini io devo partire
ti raccomando i miei cari bambini spero presto poter ritornar. (2 volte)
E l’Adele era giovane e bella
lei pensava che sola restava.
Di un bel giovane lei s’innamorava non aveva vent’anni di età. (2 volte)
L’impostore di nome Pierino
dopo un mese di lei si stancava.
Una sera che Adele aspettava
lui tranquillo così le parlò.
Io non posso con te continuare,
perchè tra giorni verrà il tuo marito.
Dei tuoi figli sarà avvertito per l’amor che tu nutri per me (2 volte)
E l’Adele ripensa e ripensa,
ha pensato di uccidere i bimbi
e poi andare in fondo al giardino.
C’è là un pozzo e laggiù li buttò.
Entra in camera dal povero Peppino
dove dorme la povera Anita
che ha sei anni così impaurita bracciando la mamma la bimba spirò (2 volte)
Mentre sente picchiare alla porta,
va ad aprire con passo spedito
mentre vede entrare il marito.
Lui le disse “I miei figli ove son?”
E l’Adele rimase lì muta
e fissava il suo marito.
Lui le disse “ Se non mi rispondi questa arma l’adopro per te!” (2 volte)
 
Cara mamma
 
Cara Mamma, il santo nome sono indegna di pronunciare
ma stanotte nel bisogno son costretta di ritornare.
Alla casetta dove un dì un uomo brutale mi rapì.
Mi rese madre il traditor poi mi lasciò nel disonor.
Ad un tratto si dischiuse dalla casa, la porticina
e apparve sorridente il dolce viso della mammina.
Con gesto dolce e assai vicin, chiamò e la vide il nipotin
e tra le braccia rinserrò ed il passato lei scordò.
(altre strofe raccontano come la madre lascia la bambina  alla nonna e va a cercare il traditore.
Una volta trovatolo lo uccide e finisce in prigione…..)
Or vent’anni di galera per sua colpa dovrò scontare.
La mia mamma poverina non potrò più riabbracciare.
Povera mamma prega tu per chi non rivedrai mai più.
Io non so più nemmen pregar perchè mi sento soffocar. (2 volte)
 
Carmelina
 
Carmelina alla finestra con la penna nel calamar
ella scrive una letterina e per mandarla al suo militar
Militare le risponde” Carmelina ti sposerò,
quando ritorno dal reggimento o Carmelina ti sposerò.”
Militare torna a casa, torna a casa congedà
e lui va in cerca di Carmelina e Carmelina è a letto ammalà
Se è malata chiamè il dottore, la faremo visitar.
Se è ammalata chiamè il dottore la faremo visitar.
Sciur dottore che lui lo visita el me disa che mal la g’ha
Sciur dottore che lui lo visita el me disa che mal che la g’ha.
Io ho trovato nè male, nè febbre ma ho trovato il male dell’amor.
Io ho trovato nè male, nè febbre ma ho trovato il male dell’amor.
Nel sentire quelle parole militare si arrabbiò.
Io la credevo una monichella e invece l’era una gira bastion.
Io la credevo una monichella e invece l’era una gira bastion.
 
Con la paglia
 
E con la paglia si fa i cappelli
coi giovin belli, coi giovin belli.
E con la paglia si fa i cappelli
coi giovin belli, l’amor si fa.
Per far l’amore
ci vuole la rom e bim e bom
ci vuole la rom e bim e bom.
Oh Marianina, oh Marianella
e col ticcheteticchetetac  faremo l’amor.
Viva l’amor!.
E con la paglia si accende il fuoco
e a poco a poco, e a poco a poco.
E con la paglia si accende il fuoco
e a poco a poco l’amor si fa.
Per fare l’amore…..
 
Due fratelli
 
Due fratelli Bruno e Giovanni fur chiamati a fa’ il militare.
Li han mandati in Africa Orientale a combattere quegli abissin.
C’è stato un duro combattimento ….. (manca testo)
Alla fine quando furon tornati all’appello mancavano in tanti.
Anche Giovanni, fratello gemello, non ha risposto del capitano all’appello:
‘maginar il dolore di Bruno che la famiglia doveva avvisar.
Una sera era solo di guardia tutto assorto nei tristi pensieri,
pensava sempre all’amato fratello un bel giorno poter vendicar.
Un romore egli sente improvviso, vede un’ombra strisciare per terra,
il fucile ben presto afferra e nella notte un colpo fa partir.
E a quel colpo un grido risponde: “Non sparate che sono italiano,
son vestito da nero africano per fuggire quei neri abissin”.
Mentre Bruno a lui si avvicina, un sussulto tremendo lo afferra,
riconosce l’uomo che è a terra, il fratello, e gli disse così:
“Oh Giovanni che cosa ho mai fatto, ti ho ferito ma io non sapevo.
Un nemico ognor ti credevo nel vederti vestito così.
Ma Giovanni lo abbraccia e gli disse: “Non hai colpa se mi hai fatto male,
è stato solo il destino fatale che ha voluto burlarsi di me.
Corre subito intanto sul posto il capitano con qualche soldato
e il ferito vien trasportato dal dottore per le medicazion.
Ma in quel stesso ospedale si trova infermiera la sua fidanzata
che al destino è ormai rassegnata, la Madonna ella prega ogni dì.
Una sera mentre tornava dalla chiesa dopo aver pregato
egli sente il suo nome chiamato, spaventata lei disse così:
“Chi mi chiama la voce conosco, sembra tutta del mio morto amore.
Non tenere sospeso il mio cuore. Fatti avanti se l’ombra sei tu.”
Ma Giovanni l’abbraccia e gli disse:” Non son ombra ma sono vivente,
l’amor mio a te finalmente, il nostro sogno si realizzerà.
Un piroscofo approda nel porto. Sbarcan lieti tre cuori felici.
Ad attenderli parenti ed amici per fare auguri di felicità.
 
E’ arrivato il diciotto aprile
 
E’ arrivato il diciotto aprile – paraponziponzipo’
Una moglie tutta stile             paraponziponzipo’
Per potersi vendicare
lei si mise a scioperare
daghela ben biondina
daghela ben biondà.
Quando furono nel letto        paraponziponzipo’
Lei le dice al poveretto          paraponziponzipo’
Per la diccì tu hai votato
ora stai disoccupato
daghela ben biondina
daghela ben biondà.
Il marito democristiano          paraponziponzipo’
Allungava una mano  paraponziponzipo’
E la moglie per dispetto
la buttava giù dal letto
daghela ben biondina
daghela ben biondà.
Lui le dice “Cara Fernanda”  paraponziponzipo’
Se permetti una domanda      paraponziponzipo’
Te lo giuro son pentito
voglio entrare nel tuo partito
daghela ben biondina
daghela ben biondà.
Lei allora l’ha baciato             paraponziponzipo’
Fortemente l’ha abbracciato   paraponziponzipo’
Entra pure mio tesoro
nella Camera del Lavoro
daghela ben biondina
daghela ben biondà.
Per non fare più questione     paraponziponzipo’
Per la socializzazione             paraponziponzipo’
Si lavora con gran passione
per aumentare la produzione
daghela ben biondina
daghela ben biondà.
 
E l’amor de la mondina
 
E l’amor de la mondina
è un amor senza durada,
è finida la mondada,
emm finì de far l’amor.
Evviva  evviva, le mondariso,
evviva evviva la bella gioventù.
Evviva evviva le mondariso
evviva evviva la bella gioventù.
La gioventù più bella,
la gioventù più cara,
l’amor senza capara,
l’amor senza capara.
La gioventù più bella,
la gioventù più cara,
l’amor senza capara
non lo farò mai più.
E a mangià poc e poc e poc
se diventa fiacc e fiacc e fiacc,
se diventa stracc e stracc e stracc,
se burla là.
E a mangià poc e poc e poc
se diventa fiacc e fiacc e fiacc,
se diventa stracc e stracc e stracc,
se burla là.
 
Ermanno
 
Dove vai oh Ermanno,
ma dove vai oh Ermanno,
ma dove vai oh Ermanno
a fare il soldato.
Fare il soldato io vado,
fare il soldato io vado,
fare il soldato io vado
vado a Palermo.
Ti scriverò una letterina,
ti scriverò una letterina,
ti scriverò una letterina
scritta col sangue.
La punta del mio cuore,
la punta del mio cuore,
la punta del mio cuore
sarà la penna.
La pelle delle mie ossa,
la pelle delle mie ossa,
la pelle delle mie ossa,
sarà la carta.
Il sangue delle mie vene,
il sangue delle mie vene,
il sangue delle mie vene
sarà l’inchiostro.
E quando tu la leggerai,
e quando tu la leggerai,
e quando tu la leggerai
ti farà piangere.
Quando la riceverai,
quando la riceverai
e quando la riceverai io sarò morto.
E quando la riceverai io sarò morto.
 
Ferruccio
 
Ferruccio torna a casa. Torna da militar
e disse alla sua mamma “Le mie sorelle ove son”
“Le tue sorelle in camera, cucire e ricamar.
La tua sposina giovane nel letto a risposar”.
“O mamma la mia mamma, dammi il pugnal d’argento,
dammi il pugnal d’argento che la ferisco al cuor”
“Ferruccio mio Ferruccio, non star a parlar così.
Ha già un bambino accanto che mamma chiama già”.
“Sposina mia sposina, vorresti tu guarir.
Centocinquanta medici per te farò venir”
“Marito mio marito, non posso più guarir.
Tu m’hai ferito al cuore perciò dovrò morir”.
Ferruccio torna ancora lui torna a militar
e pensa sempre sempre alla sua cara sposina.
Ferruccio torna a casa, torna da militar,
col suo bambino in braccio al cimitero lui va.
“O babbo, mio babbo, dov’è la mia mammina,
dov’è la mia mammina, la mia mammina dov’è?”
La cerco e non la trovo, la chiamo e non risponde.
Lei giace tra le tombe. Non la vedremo mai più.
La cerco e non la trovo, la chiamo e non risponde.
Lei giace tra le tombe. Non la vedremo mai più.
 
Forza Bartali
 
Forza Bartali campione italiano,
Forza Bini il veloce toscano.
Viva Guerra e Piemontesi,
due vecchi arditi e fieri.
Forza Olmo e il forte Martano
è Favalli che non è un anziano.
Con De Gancia, Brizzi, Baio e Mollo ancor
chi sarà il vincitor
 
Il 29 luglio
 
Il 29 luglio quando poi si taglia il grano
è nata una bambina con una rosa in mano
Non era paesana e nemmeno cittadina
è nata in quel boschetto, vicino alla marina.
Vicino alla marina, ma dove è più bello stare,
vedere i bastimenti a galleggiar sul mare.
A galleggiar sul mare ma ci voglion le barchette.
A far l’amor di sera ci vuol le ragazzette.
Le ragazzette belle, ma l’amor non lo san fare,
voi altri giovinotti, fatecelo imparare (3 volte)
 
Il bersagliere
 
Il bersagliere la bacia e poi va via,
il bersagliere la bacia e poi va via,
il bersagliere la bacia e poi va via.
La ricciolina, la piangerà.
La ricciolina. la piangerà
E se lei piange, lei piange con ragione
e se lei piange, lei piange con ragione
e se lei piange, lei piange con ragione.
L’è la passione del bersaglier.
A quindici anni aveva già un bambino,
a quindici anni, aveva già un bambino,
a quindici anni aveva già un bambino.
Era il bambino del bersaglier.
 
Il Calendario
 
Le previsioni di quest’anno, è una previsione buona.
Avremo un buon raccolto, specie nei fagioli.
Verze, patate e cavoli e cipolle in quantità,
ci potremo riempire la pancia a volontà.
Quest’anno noi avremo una buona previsione.
Il prezzo della merce lo vedremo a ribassare.
Quel che costava un franco, di molto avanzerà,
con trenta soldi appena comprarlo si potrà.
Per questo gran ribasso ci son molti esercenti
che cambiano il sistema di servire i suoi clienti.
A tutti otto etti e nove a qualchedun,
ma dieci per un chilo non danno mai a nessun.
Tutti i padroni son gente di buon cuore
che danno tanto lavoro al suo lavoratore.
Gli danno il granoturco di lavorare e governar,
quando c’è la divisione….. (parlato) quattro sacchi al padrone e uno al lavoratore.
 
Il giovanotto
(contrasto tra una vecchietta e un giovanotto)
 
Un giovanotto era il vero amante
della figliola di questa donnetta.
Lui le disse:” Donna strana
andate voi un po’ lontana.
Questa figliola,
non la lasciate mai un momento sola”.
“Volete con mia figlia restar solo
per poi tentare quel frutto proibito.
Ma invece questa cara mia figliola
l’avrete se sarete suo marito”.
“Se noi del male si volesse fare.
V’ho detto l’avrem fatto mille volte.
E intanto che andate alla fontana
noi si fa il film alla romana
ed ogni sera
sarebbe nata già una famiglia intera.
“Adesso che ho capito la vostra intenzione
io da domani metterò la serva.
E ve la metterò di sentinella
e guai se di seder vi muoverete”
Se di seder vi muoverete
con me i conti voi farete.
Brutta canaglia,
fra noi faremo una gran battaglia.”
“Se la serva prenderete o che piacere,
così con due ragazze mi lasciate.
La vita mi potrò ancor più godere
con due fanciulle belle e innamorate.”
Gira la ruota, gira la ruota
se si vuol fare un momento è fatto.
Gira la ruota
Ma è inutile, vecchietta,
che qui fate la civetta
Gira la ruota
se si vuol fare un momento è fatto!.
 
In una casa
 
In una casa c’era un piccolo bambino
sol di tre anni e mezzo, figlio di un contadino.
E mentre il babbo doveva lavorar ed il piccino con mamma a casa sta. (2 volte)
Al sabato di sera il babbo rincasava
portando a casa i soldi, sul tavolo posava.
poi con la moglie si mise a parlar ed il piccino da solo sta a giocar.  (2 volte)
La mamma deve uscire, il babbo cerca i soldi
e le domanda al bimbo.”Hai preso te i soldini?”
Guardando il fuoco lui disse:”Papà, io quella carta e l’ho buttata là”  (2 volte)
Il babbo inferocito non disse una parola,
tagliò le mani al bimbo poi se ne accagiona.*
La povera mamma appena entrò, vide la scena, la misera cascò (2 volte)
E quella povera donna che già era impazzita,
condanna suo marito alla galera a vita.
Ed il piccino per sempre sarà un disgraziato fino a che vivrà.  (2 volte)
*accagionare – forma arcaica per confe
 
Irma e Giovanni
 
Quattro maggio, cinque al mattino.
i due innamorati si misero in cammino.
Camminavano piano, pianino,
andarono a sedersi nel pubblico giardino.
Amore mio
dobbiamo noi morir,
perchè lo sai, l’onore non l’hai più.
Strofe mancanti
Giovanni dice ad Irma di dire pure la verità ai propri genitori, dire che aspetta un bambino, ma Irma sa della mentalità del padre che l’avrebbe rinchiusa in casa o cacciata via per sempre. Perciò decidono di suicidarsi
“Guardami in faccia, o Irma d’amore,
la rivoltella è carica di piombo.”
Giovanni ed Irma si sono abbraccià
e nel presto mattino si sono ammazzà.
Due novembre festa dei morti,
tutte le tombe coperte di fiori.
Irma e Giovanni due vaghi amori
lascian la vita nell’età del fiore.
Addio per sempre
addio vago fior
lascian nel pianto i suoi cari genitor.
 
La bella dolce Maria
 
 Era bella la dolce Maria.
Lei amava il suo Giulio sincero
ed il suo sogno sembrava una chimera
e piangendo diceva così:
“Questa vita così tormentosa,
prego Dio me la faccia finire.
La tua mamma che vuole impedire
questo amore che tu nutri per me.
Tu sei ricco, povera io sono,
senza babbo, né mamma, lo sai.
Così un giorno tu sposerai
una ricca al pari di te.”
Allora Giulio abbracciando Maria
a lei disse così tal parole:
“Io ti giuro, se mamma non vuole,
sono pronto a morire con te.”
Era un vago mattino di festa,
che la mamma alla messa era andata.
I due amori entrarono in salotto.
L’esistenza finiva così.
Lui le scrisse due righe alla mamma
invocando perdono sincero.
“Vedi mamma, il mio amore era vero,
per tua colpa dobbiamo morir.
Vedi mamma, il mio amore era vero,
per tua colpa dobbiamo morir.”
 
La bella giardiniera
 
La bella giardiniera tradita nell’amor,
la gira per la riviera, la gira per la riviera..
La bella giardiniera tradita nell’amor,
la gira per la riviera cercando il traditor.
La cerco e non la trovo, chissà dove sarà,
se nelle man mi viene, se nelle man mi viene.
La cerco e non la trovo, chissà dove sarà.,
se nelle man mi viene la voglio strangolar
“Vi avverto care sorelle, vi avverto di buon cuor,
col vostro amoreggiare, col vostro amoreggiare.
Vi avverto care sorelle, vi avverto di buon cuor,
col vostro amoreggiare salvatevi l’onor”.
“Se voi lo salverete sarete come i fior,
avete l’onor degli altri, avete l’onor degli altri.
Se voi lo salverete, sarete come i fior,
avete l’onor degli altri e dei vostri genitor”.
La rosa quand’è appassita nissun la voeur cumprà,
la figlia disonorata, la figlia disonorata.
La rosa quand l’è appassita nissun la voeur cumprà,
la figlia disonorata nissun la voeur spusà.
 
La figlia del fittavul
 
E’ la figlia di un fittavul,
la voeur ‘ndà monica, la voeur ‘ndà monica p’r un dulur,
per abbandonare ‘l so primo amor.
Dop tri dì che l’era monica,
la monichella scrivò ‘na lettera al suo papà,
che lè malada, la voeur gniì ca’.
So papà gliene scrive un’altra
ancor più bella. “Se sei malada te g’ha sta’ lì
e in quel convento te g’ha murì”.
“Maledico la prima pietra
del convento e i murator che l’han fabbrica’
e l’ingigner che l’ha disegna’ .
Maledico la mia mamma
e mio padre e le sorelle faran l’amor
e mi sont cchi lungo un curridor”
Mentre ancora lei malediva,
la monichella guardando lungo quel corridor
vide arrivare suo primo amor.
“Ma da che parte tu sei entrato
o caro amore, tutte le porte l’è ben sarra’
e le finestre incatenà”
“Io non sono il tuo primo amore,
o monichella. Sono il diavolo incatena’
che all’inferno mi t’ho da portà.”
Nel sentire quelle parole
la monichella si fece il segno della santa cro’
ed invocava el nost signor.
Mentre ancora lei pregava
la monichella, viene la madre superior
e vuol sapere perchè ragion. (non ricorda bene il verso)
La monichella gli racconta il fatto
ch’è capitato. Lei l’ha abbracciata con commozion
nella chiesetta se la portò.
 
La ligera
 
A la una, a la vuna
l’è tri mes che sun digiuna,
g’ho il salam de digiunà.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le due, a le due
le mie gambe con le tue
oh che gusto ci darà.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le tre, a le tre,
il mio gatto diventa re,
lo faremo incoronar
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le quattro, a le quattro.
il mio gatto diventa matto
tutti i buchi vuole entrar
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le cinque, a le cinque,
prenderemo le donne scinche
le faremo aggiustar.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le sei, a le sei
Teresina ti porterei
dalla mezzanotte in giù.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le sette, a le sette,
accidenti alle donne vecchie
che rovinan la gioventù.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le otto, a le otto,
Teresina la fa il fagotto,
a l’è pronta de scappà.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le nove, a le nove
Teresina la fa le prove
sul lettuccio di mammà.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le dieci, a le dieci
mangerem polenta e ceci
pesci fritti e baccalà.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le undici, a le undici
su quel punto della morte.
Teresina deh, sta forte
ed è salva la to’ ca’.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
A le dodici, a le dodici
Teresina deh sta forte
ed è salvo el to’ pruson.
Che trionfa l’è la ligera, la ligera trionferà.
 
L’è la fiola de l’ustèe
 
L’è la fiola de l’ustèe, l’è la fiola de l’uste’
tutti disen che l’è ‘sì bella!
quella fiola de l’uste’.
Tutti disen che l’è ‘sì bella!
In ‘sì bella cume l’è, in ‘sì bella cume l’è
el g’han mis una sentinella
in ‘sì bella cume l’è.
Di sentinella tri sulda’, di sentinella tri sulda’
tri sulda’ della fanteria,
el g’han misso tri sulda’.
El pussé bel che gh’era dentr, el pussé bel che gh’era dentr
e lui l’ha portata via.
El pussè bel che gh’era dentr.
L’ha purtada ‘sì luntan, l’ha purtada ‘sì luntan
quattrocentocinquanta miglia.
L’ha purtada sì luntan.
Lei l’è stata là sett’ann, lei l’è stada là sett’ann
senza mai veder nessun________
lei l’è stada là sett’ann.
Alla fine dei sett’ann, alla fine dei sett’ann
s’è dervì una finestrella
alla fine dei sett’ann.
Finestrella che guarda il mal, finestrella che guarda il mar
guarda il mare della Francia,
finestrella che guarda il mar
Lei g’aveva d’un fantolin, lei g’aveva d’un fantolin
che chiamava già la mamma
lei g’aveva d’un fantolin.
El papà del fantolin, el papà del fantolin
era il figlio del re di Francia,
el papà del fantolin.
 
Le signorine di Firenze
 
Tutte le signorine di Firenze
han tutte l’amante bello e Guardia Regia,
lor vanno a passeggiar sulla riviera,
per farsi accompagnar mattina e sera.
Per farsi accompagnar mattina e sera.
“Or tutte le mie compagne hanno già preso marito
e tutte son contente di portare l’anello al dito.
Oh mamma lasseme fa’, e lasseme maridà,
ho già vent’anni e sento che non posso più sopportà.
Oh mamma lasseme fa’, e lasseme maridà,
ho già vent’anni e sento che non posso più sopportà”.
“Oh figlia mia ascolta un buon consiglio,
un buon consiglio onesto della mamma,
vuoi esser tu felice nella vita
tu devi ben sposare un sessantenne,
un sessantenne ricco e assai potente”.
“Oh mamma non dir mai quelle parole.
L’uomo quando è vecchio mi tormenta.
E tutte le notti brontola di ebbrezza.
Oh mamma non dir mai quelle sciocchezze.
E tutte le notti brontola e disturba le notti
e vien la tosse subito e non può far certe mosse
E mamma lasseme fa’, e lasseme maridà,
ma l’uomo sessantenne non la voglio sposar.
E mamma lasseme fa’, e lasseme maridà,
ma l’uomo sessantenne non la voglio sposar”.
 
L’inglesina
 
E l’inglesina si veste di nero
e va cercando il suo vile traditore.
Era convinta di un mezzo errore
e risoluta di farsi sposar.
Girava giorni e notti coi suoi pensieri assorti,
e interi portici della città.
Girò i mercati per poterlo ritrovar.
E finalmente si accosta a un signore.
“Non ti ricordi le sere, quelle ore?
non ti ricordi quelle belle sere
che hai passato accanto a me?”
“La sua presenza, la sua riconoscenza,
non la conosco, nemmeno so chi è.
Oh signorina cosa vuole lei da me?”
E l’inglesina con rabbia e con furore
levò di tasca un piccolo pugnale.
E con due colpi lei la ferisce al cuore
e lo portavano ben presto all’ospedale.
E l’inglesina si mise a singhiozzare.
‘carabinieri diceva lei così.
“Facevo l’amore e lui mi ha tradì”
“Son sempre stata sincera e carina
ed io l’onore per lui l’ho perduto.
Lui mi ha lasciato con una bambina
e il disonore per tutta la vita.
Signor maresciallo lui faccia quel che vuole
metti in prigione che poi si vedrà.
Ha fatto il male, la deve lui pagar!
Signor maresciallo lui faccia quel che vuole
metti in prigione che poi si vedrà.
Ha fatto il male, la deve lui pagar!”
 
L’uccellin
……………………………..
……………………………..
Perciò comprate tutti quello dell’uccellin
che costa solo solo, solo pochi soldin.
Vi avviso che quest’anno  ci sono molti uomini
ci sono molti uomini la memoria perderanno.
e i poveri creditori dovranno aspettar
finché torna la memoria che li potrà pagar.
 
Lui prende il suo cavallo
 
Lui prende il suo cavallo
e se ne va alla guerra
vestito da soldato servir l’Italia bella (2 volte)
E dopo due anni
lui fa ritorno alla casa.
Incontra la sua imamma che va da lui piangendo (2 volte)
“Dimmi, oh mamma dimmi
e dimmi perché piangi.
La tua bella bionda è morta e sotterrata”. (2volte)
Lui gira il suo cavallo
e se ne va alla tomba.
“Parla, bocchin d’amore, consolami una volta”  (2 volte)
“Non posso più parlare,
sono qui sotterrata.
E’ stata la tua mamma che mi ha avvelenata.”  (2 volte)
Lui gira il suo cavallo
e se ne va alla guerra.
Non farà più ritorno alla sua amata terra. (2 volte)
 
Mamma mia
 
“Mamma mia, dov’è padre mio?”
“Figlio caro tuo padre è morto.
E’ già quattr’anni che l’hanno sepolto, l’han seppellito in terra stranier”.  (2 volte)
Il bambino entra in stanzetta
ov’è quel misero e caro ritratto
e con le lacrime l’ha tutto bagnato. Di fiori e baci la vuol coprir. (2 volte)
Quei vigliacchi di quei signoroni
che la guerra lor hanno voluto.
Hanno gettato l’Italia nel lutto, per molti anni dolor si sentirà.  (2 volte)
E i studenti figli dei signori
per le vie tutti in coro hanno gridato.
Hanno gridato “Vogliamo la guerra” poi a Milano si sono imbosca’  (2 volte)
 
Mondarisi
 
Se tu vedi le mondariso quand i vann a la stassiun,
i g’han le gambe a furbisetta, i g’han le gambe a furbisetta.
Se tu vedi le mondariso quand i vann a la stassiun
i g’han le gambe a furbisetta, lur i mette cumpassiun
i mette cumpassiun.
Tira dritt sui marciapè, le mondariso, le mondariso.
Tira dritt sui marciapè, le mondariso lassè passè.
Cunt el fa’ che lee la g’ha, anche lee l’è cchi a mundà,
alè alè alè, alè alè alè.
Cunt el fa’ che lee la g’ha,  anche lee l’è cchi a mundà,
alè alè alè, la vergogna ghe l’ha de drè.
E cunt le cicule, e cunt le ciacule
e cunt le ci e ci e ci e ci e ciacule.
E cunt le cicule, e cunt le ciacule
sarà felice anche duman.
E mi l’hoo sempre di’
che lu l’è un ciuccatè
soltan a la dumenica, soltant a la dumenica.
E mi l’hoo semper di’
che lu l’è un ciuccatè.
Soltant a la dumenica el spend i me danè.
E a chi tucca la mia Adelaide,
e a chi tucca la mia Adelaide,
e a chi tucca la mia Adelaide
sarà felice anche duman.
 
O barbera bella barbera
 
O barbera bella barbera vurì fare la barba a mi.
O barbera bella barbera vurì fare la barba a mi.
 Oh sì sì che ve la farìa se non torna il mio marì.
Oh sì sì che ve la farìa se non torna il mio marì.
Intanto che l’acqua la si riscalda la barbera la mula il rasù,
intanto che  l’acqua la si riscalda la barbera la mula il rasù.
Quand fu stata a metà barba la barbera comincia a tremar.
Quand fu stata a metà barba la barbera comincia a tremar.
“Cosa avete bella barbera la vostra man la comincia a tremar?
Cosa avete bella barbera la vostra man la comincia a tremar? “
Avete la barba folta e riccia come quella di mio mari’.
Avete la barba folta e riccia come quella di mio mari’.
Oh barbera bella barbera, quanti figli avete avù,
oh barbera bella barbera quanti figli avete avù.
Ne ho uno che l’è già grande  un altro piccolo che allatta ancor.
Ne ho uno che l’è già grande, un piccolino che allatta ancor.
Nel sentire quelle parole il forestiero ha cambiato il color.
Nel sentire quelle parole il forestiero ha cambiato il color.
Cosa avete bel forestiero la vostra faccia la cambia il color.
Cosa avete bel forestiero la vostra faccia la cambia il color.
Senza dire una parola con due colpi la ferisce al cuor.
Senza dire una parola con due colpi la ferisce al cuor.
 
Oh belva umana
 
Oh belva umana
uccidesti tu senza pietà.
Oh belva umana
anche Dio ti castigherà.
Quei tre innocenti
che con mamma dal cielo lassù
giammai preghiere per te diran,
ma ti malediran.
Giammai preghiere per te diran,
ma ti malediran.
Succedon tanti drammi
nei gialli, ad ogni color:
chi uccide per vendetta,
chi per danaro e l’onor.
Ma un dramma sì orrendo
la storia mai registrò,
di sterminare tre angiolin
e mamma la stessa fin.
Oh belva umana
uccidesti tu senza pietà.
Oh belva umana
anche Dio ti castigherà.
Quei tre innocenti
che con mamma dal cielo lassù
giammai preghiere per te diran,
ma ti malediran.
Giammai preghiere per te diran,
ma ti malediran.
 
Oh Pietro stai indietro
 
Oh Pietro, oh Pietro stai indietro
almeno un mezzo metro.
Non sai che il mio cuore è di vetro
e tu me lo vuoi spezzar.
Sol quando tua sposa sarò,
allora così ti dirò.
“Oh Pietro, non stare più indietro,
ma vieni in braccio a me!”.
Ma poi al chiarore lunare
la fidanzata si sa,
con altri se ne va a fare
quel che con Pietro non fa.
E Pietro davvero un po’ indietro
ben più di mezzo metro
non sa che quel cuore di vetro
più volte si spezzò.
E chi se la sposerà
i cocci ed i torti avrà.
E Pietro davvero un po’ indietro
ben più di mezzo metro.
 
Pastorella (canto rituale natalizio)
 
Su pastori alla capanna,
su venite e non tardà.
Su gli agnelli abbandonate
Dio dell’alto veglierà.
Al presepio dunque andiamo,
grande mistero si avverò.
Viva viva il nostro re
che per noi bambino si fe’.
Su lodiamo Gesù bambino,
adoriamolo nei nostri cuor.
Per noi è nato il re divino,
per noi è nato il salvator.
Gloria in cielo
e pace in terra.
Ogni cosa inaredì.
Non si parli più di guerra
perché è nato il salvator.
Non si parli più di guerra
perché è nato il salvator
 
Per fare la minestra
 
Per fare la minestra ci vuole la verdura,
a far l’amore, ci vuole la premura
Stai lontana, bella morettina
tu non senti i miei lamenti
quando
mi batte il cuor.
Batte il cuor, quando son, quando son
batte il cuor quando son vicino a te.
Quando sono vicino a te
sento il cuore a canticchiar
dell’amor che ti ho porta’
morettina per pietà.
Per fare la minestra ci vuole il condimento,
a far l’amor ci vuole il sentimento.
Stai lontana, bella morettina
tu non senti i miei lamenti
quando
mi batte il cuor.
Per fare l’insalata ci vuole la cicoria,
a far l’amore ci vuole la memoria.
Stai lontana, bella morettina
tu non senti i miei lamenti
quando
mi batte il cuor.
Per fare la polenta ci vuole la farina,
a far l’amore ci vuole la biondina.
Stai lontana, bella morettina
tu non senti i miei lamenti
quando
mi batte il cuor.
Batte il cuor, quando son, quando son
batte il cuor quando son vicino a te.
Quando sono vicino a te
sento il cuore a canticchiar
dell’amor che ti ho porta’
morettina per pietà.
 
Signori se mi assiste la memoria
 
Signori se mi assiste la memoria
e se al mio canto presterete fede,
io vi racconterò tutta una storia
tragica dolorosa e commovente
di un orfanello io vi parlerò
che al forno fu bruciato, cenere diventò.
Faceva da un fornaio il servitore,
per la città il pane trasportava.
Quando una notte sogna il genitore
che per il lotto un terno a lui dettava.
dicendo: “ O figlio, per Napoli giocherai.
Metti cinquanta lire, certo li vincerai”
Alzatosi al mattino lestamente
tosto del suo padrone si recava.
Cinquanta lire chiese inutilmente
e il bruto bruscamente rifiutava..
E l’orfanello, si mise a lacrimar
dicendo “Mamma mia, tu sola mi puoi aiutar!”
Mentre Peppino ancor si disperava
e dalla pena si sentìa morire
perchè il padrone i soldi a lui negava,
la mamma in sogno a lui ecco apparire.
Le disse “Figlio, non far più il servitor.
Fatti saldare il conto, presto sarai un signor”.
Mentre cinquanta lire lui puntava
per caso ci stava pure il maresciallo.
Vedendo quel biglietto dubitava
che lui potesse averlo anche rubato.
Disse” Ragazzo, guarda quello che fai,
che io cinquanta lire non le ho puntate mai”
“Dimmi questo denaro chi te l’ha dato?”
Risponde “Io l’ebbi dal padrone.
Col mio lavoro ben l’ho guadagnato
facendo a lui per anni il servitore.
Ed ora il padre in sogno mi portò
un terno con il quale ricco diventerò”
Le disse il maresciallo “Bimbo mio,
in quale strada sta la tua dimora?
che questo terno vo’ giocarlo anch’io,
domenica poi ci rivedremo ancora”.
L’abitazione Peppino gli indicò.
Prende con sè il biglietto e a casa ritornò.
Il suo padron che i numeri sapeva
al sabato ne andava al botteghino
e con gran rabbia subito apprendeva
che a Napoli il bel terno era sortito.
Va da Peppino che ancora stava a dormir,
lui le rubò il biglietto e poi la fe’ a morir.
Nel forno già bruciava il poverino
e le sue membra al fuoco dilaniava
quando ad un tratto là a pian pianino
il maresciallo all’improvviso entrava.
“Dov’è Peppino? – al bruto domandò.
Lui disse “Son tre giorni che via se ne andò”.
Il Capo volle vedere il panificio
e nel sentire quello strano odore.
Forse comprese il vile sacrificio
dove carbonizzava il buon piccino.
Aprendo il forno il maresciallo allor
vide l’orrenda scena che le metteva orror.
Fu subito l’infame arrestato,
quell’uomo scellerato a cuor di iena.
Il popolo in tumulto già gridava
“Giustizia vogliam far dell’assassino”
Ma la giustizia il tempo la farà.
Entro un’orrenda cella morire egli dovrà.
 
Sono andato a Ventimiglia
 
Sono andato a Ventimiglia
a pagare il celibato;
cento lire m’han rubato.
Sono andato a Ventimiglia
a pagare il celibato;
cento lire m’han rubato, cento lire m’han rubato
e non mi sposerò mai più, mai più!
E la bella non mi vuole
e la brutta non mi piace:
pagherò trecento tasse.
E la bella non mi vuole
e la brutta non mi piace:
pagherò trecento tasse, pagherò trecento tasse
ma non mi sposerò mai più, mai più.
Per fare l’amore
ci vuole la rom e bim e bom,
ci vuole la rom e bim e bom.
O Mariannina, o Marianella
e col ticcheteticchetetac
faremo l’amor, viva l’amor!
 
Stornelli di risaia
 
O luna, luna, luna, cavalca i monti,
vai a donarle un bacio se tu la incontri.
Vai a donarle un bacio se tu la incontri,
o luna, luna, luna cavalca i monti.
Amore, amore, amore cosa m’hai fatto?
m’hai fatto innamorare poi m’hai lasciato.
M’hai fatto innamorare alla follia,
voglio più bene a te che a mamma mia.
Amore, amore, amore che ben ti voglio,
quando mi fai vedere il portafoglio,
quando mi fai vedere il portafoglio,
amore, amore, amore che ben ti voglio.
La mamma del mio amore è una gran donna,
se lei mi dà suo figlio la chiamo nonna,
se lei mi dà suo figlio la chiamo nonna.
 
La mamma del mio amore è una gran donna.
 
Fiorin di riso
a far l’amor con te è un paradiso.
A far l’amor con te è un paradiso,
fiorin di riso.
Fiorin fiorello,
ho fatto l’amor con te ma è tanto bello,
ho fatto l’amor con te ma è tanto bello,
fiorin fiorello.
Fior di verbena
ho fatto l’amor con te ma è una gran pena,
ho fatto l’amor con te ma è una gran pena,
fior di verbena.
Fiorin di menta
a fare l’amor con te l’è una tormenta,
a fare l’amor con te l’è una tormenta.
Fiorin di menta.
Fiorin di pepe,
le fontanelle saran tutte asciutte
ed il mio amore morirà di sete,
fiorin di pepe.
Fiorin di Aji
i giuinott de Siranova i moeuren mai,
i giuinott de Siranova i moeuren mai
fiorin di aji.
La ven, la ven, la ven la bella compagnia  (3 volte)
e se la ven, lassela pur vegnì.
L’è chi, l’è chi, l’è chi la cubia de le rose  (3 volte)
e se lìè chi, lassela pur de chi
La ven, la ven, la ven la la cubia delle ruffiane (3volte)
e se la ven lassela pur vegnì.
La ven, la ven, la ven la cubia delle lumache (3 volte)
e se la ven lassela pur vegnì
 
Sulla montagna dove canta il cucco
 
Sulla montagna dove canta il cucco
c’era di un sordo che sentiva tutto,
c’era di un senza gambe che correva,
c’era di un orbo che insegnò la via.
Cicati furifurifuri
Cicati furifurifuri
Cicati furifurifuri
Cicati furi e fureran
Sulla montagna dove canta il cucco
ci sono gli uccellini a mille a mille,
ci sono gli uccellini a mille a mille
per far dormire questa mia piccina.
Valà bel culumbin cun la cuetta,
g’avevi la murusa e mi l’hoo persa,
e mi l’ho persa adrè a ‘na carregiata.
Valà bel culumbin, me l’hoo ritrovata.
Cicati furifurifuri
Cicati furifurifuri
Cicati furifurifuri
Cicati furi e fureran
 
Torna a casa
 
Torna a casa il marito dai campi
molto stanco e molto sfinito,
dopo essersi un po’ ristorato
le disse “O moglie io voglio cenar”
“Cena pure- le disse la moglie-
cena te e la piccina Giannina,
mentre io ritorno in cucina,
qualche faccenda io devo sbrigar”.  (2 volte)
Lui si prende con sè la piccina,
la fa sedere al tavolo vicina,
poi le disse la cara bambina
“Aspetta babbo prima di cenar.
Io vidi la mamma tagliare
una testa di un grosso ranocchio,
è sparita in un batter d’occhio,
dove l’ha messa la mamma non lo so!”  (2 volte)
Il marito a sentir la piccina
a quel fatto restò meravigliato.
La minestra al cane fu data
che in pochi istanti la videro morir.  (2 volte)
Entra in casa la barbara donna,
lui le disse “Non mangi, cafona?”
e con forza, con rabbia e furore
la minestra le fece mangiar.  (2 volte)
Poco dopo arriva l’amante.
Era sicuro del fatto compiuto,
mentre vede chi giace per terra:
non è il marito ma è l’amante del cuor.
Il marito vedendo chi era,
ha scoperto chi era il rivale.
Era il suo fidi amico garzone
era il suo fido amico garzon
…………………………………..
sono corsi i vicini di casa.
Quando han visto quei terribili fatti
i carabinieri lor hanno chiama’
Poco dopo sono arrivati,
appena in tempo di salvare l’amante,
perché il marito furioso e arrabbiato
anche a lui la minestra voleva far mangiar.
 
Una mattina mi sono alzata
 
Una mattina mi sono alzata
una mezz’ora, una mezz’ora, una mezz’ora
prima del sol.
E mi so’ andata a la finestrola
e ho veduto, e ho veduto, e ho veduto
il mio primo amor.
E mi l’ho visto che l’era in piazza
che lu prezziava, che lu prezziava, che lu prezziava
le rose e i fior.
Le rose e i fiori che lu prezziava
li regalava, li regalava, li regalava
al suo primo amor.
“O mama mia portem in chiesa,
portem davanti, portem davanti, portem davanti
al confessor.
O confessore che mi confessa
o che mi dia, o che mi dia, o che mi dia
l’assolusion”.
“L’assolusione che posso darti
di abbandonare, di abbandonare, di abbandonare
il tuo primo amor”.
“E mi piuttosto che bandonar l’amore
bandonerìa, bandonerìa, bandoneria
il confessor”.
 
Volete saper cosa fanno le donne
 
Volete saper cosa fanno le donne,
quando il marito va fuori di ca’?
Volete saper cosa fanno le donne
quando il marito va fuori di ca’?
Loro si lavano e poi si fan belle
sol per andare al convento dei fra’
Loro si lavano….
Ritorna a casa il suo marito
stanco e sfinito, la moglie ammala’
Ritorna a casa…
“Cosa ti senti sposina mia?”
“Mi sento male alla parte del cuor”
“Cosa ti senti…
“Vuoi che io vada a Santa Chiara
far celebrare una messa per te?”
Vuoi che io vada….
“Non c’è nè messe, nè medicine.
E’ stato il frate che mi ha tradì”
Non c’è nè messe…
Allora il marito con rabbia e furore
prende il bastone, la vuole ammazzar.
Allora il marito…
“Aspetta, aspetta, marito mio,
ti voglio dare una spiegazion”
Aspetta, aspetta…
Tutte le donne che hanno marito
non sono tutte di un solo mari’
Tutte le donne…
Tutti quei bimbi che son per le strade
non sono tutti di un solo papà.
Tutti quei bimbi
Tutti quei pesci che vanno nell’acqua
non sono tutti di un sol pescator.
Tutti quei pesci…
Tutti gli uccelli che volan nell’aria
non sono tutti di un sol cacciator”
Tutti gli uccelli…
Allora il marito assai comprensivo
abbraccia la moglie, la vuole baciar.
Allora il marito…
Non c’è nè firma, nè firmamento
questo è il momento che a letto si va.
Non c’è nè firma…
 
 

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